MISTICO HAPPEL JUVENTUS MINKIA CLUB


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mercoledì 10 giugno 2009

Il buon Allenatore di Mister Ju72

Quanti sono gli allenatori che durante la settimana provano ad insegnare quel che sanno di calcio a bambinetti timidi, ragazzini indisciplinati e giovanotti distratti da ragazze, biliardi, moto e
discoteche?
E che cosa li spinge a passare gran parte dei loro week-end ad urlare suggerimenti (….!) lungo le linee laterali di campetti spelacchiati o polverosi?
Perché l’umore di questi personaggi particolari spesso dipende più dal modo in cui il proprio terzino effettua la diagonale difensiva invece che dalla situazione scolastica del proprio figlio?
Perché si preoccupano più di conoscere i punti di forza della squadra del quartiere limitrofo piuttosto che della drammatica situazione Palestinese e dagli influssi che essa ha su tutto il
resto del mondo?
E possiamo definirli allenatori o bisognerebbe coniare un altro termine?
Possono effettivamente migliorare il livello tecnico delle future generazioni di calciatori italiani o sono invece deleteri ed addirittura una delle principali cause dell’abbandono della attività agonistica di centinaia di nuovi Puponi e RinghiGattusi vari?

E ritornando al titolo, questi presunti allenatori sognano di sedere presto su una panchina professionista o vogliono sottolineare il valore della disciplina in un mondo ormai privo di valori?
Desiderano impartire lezioni di vita a giovani smidollati, oppure si sono posti come obiettivo principale di salvare dalla perdizione e dalla superficialità le nuove generazioni, sostituendosi in
parte a genitori divisi e distratti, in parte ad una scuola che da sempre è in attesa di riforma, persino all’Oratorio locale ormai in via di chiusura?

Io sono uno di questi strani individui e l’articolo ha lo scopo, come nello spirito di questo interessante blog dove viene ospitato, di stimolare la discussione di tutti quelli che, allenatori, giocatori, genitori o semplici spettatori, hanno un ben definito settore del cervello
riservato al calcio.

Tutto ciò che viene di seguito scritto è quindi chiaramente opinabile, ma corrisponde alla mia definizione di Buon Allenatore, per quanto l’esperienza mi suggerisce.

MOTIVAZIONI

Ci vuole molta forza di volontà per recarsi al campo due o tre volte alla settimana, uscendo dal lavoro magari arrabbiato, cercando di fare in fretta per arrivare prima dei ragazzi, per
provare ad insegnare con l’esempio quanto importante è la puntualità; così come ce ne vuole parecchia per non saltare neanche un allenamento od una partita amichevole, combattendo con le influenze e gli impegni familiari o lavorativi.
Alla base di tutto non ci può e non ci deve essere la voglia di arrivare su una panchina importante né tantomeno l’opportunità di intascare il “rimborso spese”, ma solo una grande passione
per il calcio e la voglia di contribuire alla crescita, calcistica ma non solo, di un gruppo di ragazzi.
Qualsiasi altra motivazione crollerebbe di fronte ai sacrifici spesso notevoli che si devono affrontare.
Anche perché statisticamente, pochi allenatori “fanno carriera”.
Gli altri devono scegliere se continuare a rimuginare sulla ”occasione perduta” o su quel dirigente importante che gli ha preferito un “raccomandato”.
Oppure possono decidere di divertirsi a lottare per il settimo posto nel Girone C del campionato organizzato dal comitato Locale.

CONOSCENZE

Il fatto di fare praticamente del volontariato, di lavorare in una società con pochi mezzi, di avere un materiale umano a disposizione con pochi pregi e tanti difetti, non deve concedere alibi.
L’allenatore deve mentalmente essere un professionista perché solo cercando di dare tanto sarà realmente utile.
Per questo l’atteggiamento mentale è importantissimo: non si deve mai pensare di poter smettere di imparare, da libri, riviste e soprattutto dall’esperienza di altre persone.

La frase che il “calcio è semplice” viene spesso usata a sproposito: certi gesti tecnici od aspetti tattici saranno pure gli stessi da cent’anni, ma la figura dell’allenatore comprende troppi aspetti
per potersi permettere l’improvvisazione.
Più sei in una piccola società e più devi entrare nel ruolo di “manager” all’inglese.
Il paragone tra Sir Alex Ferguson o Rafael Benitez e l’allenatore di una squadretta di
Giovanissimi Fascia B iscritta ad un campionato provinciale può sembrare irriverente; eppure bisogna cercare di essere esperti nella preparazione fisica e nella disposizione tattica, bisogna
coltivare dei buoni rapporti con la dirigenza ed i genitori, bisogna cercare di capire la psicologia di ogni ragazzo per instaurare un rapporto positivo di fiducia reciproca.
Non è male conoscere gli aspetti medici degli infortuni più ricorrenti, e si deve conoscere e poter dimostrare il giusto movimento per un cross od una rimessa laterale.
Ci si deve informare sugli avversari da incontrare, bisogna saper programmare allenamenti utili e divertenti, bisogna saper reagire a tutti i mille imprevisti che accadono in un anno.
Ed è importante sottolineare che un allenatore più è sicuro delle sue conoscenze, e quindi del suo lavoro, e più potrà affrontare le mille critiche che, comunque vada, da qualche lato gli
arriveranno.

QUALITA' MORALI e CARATTERIALI

Il fine non giustifica i mezzi; l’allenatore non può dimenticarsi di essere un educatore.
Spesso, se ha un buon rapporto con i suoi ragazzi, la sua figura ha un peso importante nella loro maturazione in quanto lo vedono dalla loro parte, più vicino di quanto può risultare un
professore od un genitore.
E' sbagliato insegnare ai ragazzi la simulazione, il fallo, una condotta scorretta di gioco e non bisogna nascondere il fatto che il calcio è anche fatica, che la sconfitta è importante e
necessaria per migliorare, ed è difficile spiegarlo soprattutto oggi dove si è portati a fare solo ciò che ci gratifica.
L’esempio è importantissimo, voglio dire che non si può chiedere molto ai ragazzi se l’allenatore è il primo ad arrivare in ritardo, a fumare nello spogliatoio, a bestemmiare o a non rispettare i ragazzi, promettendogli cose che sa di non poter mantenere.
Se si vuole che le nostre critiche costruttive siano ascoltate, bisogna saper fare prima dell’autocritica; è chiaro che il ruolo impone di giudicare i ragazzi, ma solo se saremo onesti e
leali i nostri giudizi saranno accolti serenamente.
Trasparente ed equilibrato, affabile ma deciso e soprattutto preparato ed affezionato ai ragazzi, condizione necessaria per lavorare nel loro interesse: ruolo difficile da impersonare.
Ma così come un calciatore migliora continuamente dai Pulcini alla Prima squadra, così l’allenatore deve saper trarre il meglio da ogni sua esperienza, cercando ogni volta di assottigliare
l’ampio bagaglio dei suoi errori.

DIFFICOLTA'

Cito in ordine sparso: mancanza di risultati o di gioco, numero esiguo di giocatori o spazio limitato per allenarli, genitori che criticano oppure totalmente assenti, ragazzi “difficili” o privi di
stimoli, “rubati” da altre società o persi per il lavoro o la scuola, strutture carenti, difficile collaborazione con i dirigenti o gli allenatori delle altre squadre all’interno della stessa società,
problemi personali che impediscono di preparare bene gli allenamenti.
Ostacoli grossi, spesso apparentemente insormontabili, che si possono superare solo ritornando al capitolo Motivazioni.
L’eventuale fragilità di queste fondamenta porterà l’allenatore a fermarsi od a cambiare continuamente società cercando qualcosa che non può trovare, in quanto le risorse che gli
servono sono caratteriali e devono già appartenergli.

SODDISFAZIONI

A volte sono lampanti, a volte devi armarti del lanternino per cercarle; magari non saranno immediate, ma se lavori con coscienza e con la filosofia fin qui descritta, ti arriveranno nei
momenti più inaspettati.
Troverai un signore che al momento non riconosci ma che si presenta come il padre di “Marsili”, la tua mezzala di cinque anni fa, che ti ringrazia perché suo figlio, oltre ad essere un discreto
giocatore in Prima categoria, è rimasto un bravo ragazzo e ti dice che questo è anche un po’ merito tuo.
Oppure incontrerai al bar “Montanaro” e“Rovagno”, quei due disgraziati che non
avevano mai voglia di allenarsi e che ti mandavano in bestia una volta a settimana, ma che adesso ti chiedono come sta tua figlia e ti raccontano del loro lavoro e delle loro fidanzate.
Ci sarà l’anno che vincerai un torneo e ti sentirai pronto al grande salto; l’anno dopo puntualmente finirai terzultimo, però sarai contento di aver salvato la stagione con un ottimo girone di ritorno.
Oppure lavorerai una stagione per insegnare alla tua punta a colpire il pallone al volo, d’incontro, e lui si sbloccherà solo all’ultima giornata.
Con una tripletta, al volo, d’incontro.
Ma il giudice più critico e spietato starà sempre a bisbigliarti nell’orecchio per
ricordarti le tue mancanze.

Sei tu, il Buon Allenatore.

CONCLUSIONI

Ho iniziato con una serie di domande buttate lì a caso come al Processo del Lunedì (ecco, quando
parlavo di aggiornamento continuo, non parlavo di questo tipo di trasmissioni).
Proviamo a riprendere da qui il filo del discorso.
Gli allenatori patentati in Italia sono tantissimi, ma non credo sia esagerato supporre che ve ne siano almeno altrettanti al lavoro sprovvisti di questa importante certificazione.
Purtroppo, anche se sarebbe nell’interesse di tutti avere allenatori più qualificati (e molti di voi
comprenderanno se pensano a quanto sia demoralizzante avere un Direttore, un caporeparto od un capo ufficio che ne capisce pochino), interessi corporativi fanno si che un minimo di
istruzione basilare non sia disponibile a tutti.

Rimane il fatto che se la passione spinge un centinaio di migliaia di persone ad allenare i calciatori italiani, la gloria comunque spetterà solo a pochi.
Bisogna tendere quindi ad essere esperti ed aggiornati, responsabili, maturi ed equilibrati, pronti a dedicare tanto tempo alla propria squadra senza aspettarsi nulla in cambio.
E magari trovarsi un paio di amici che abbiano lo stesso hobby per far fronte comune agli svariati guai che aspettano il Buon Allenatore.
Perché, anche se il numero dei ragazzi praticanti è in calo, è necessario ed urgente che il numero dei “Buoni Allenatori” cresca a scapito degli “Allenatori Improvvisati”.

21 commenti:

ju72 ha detto...

dedicato a Pasquale Marino!

KarmaKoma ha detto...

chissà se Ferrara pensa le stesse cose ....

Frenetikus ha detto...

E tu lo sei Mister!
Complimenti per il tuo impegno, la tua competenza e soprattutto dedizione! Chi ama lo sport ama la vita!

Edoardo Valentini ha detto...

chi ama la vita tiene alla linea

gottama ha detto...

Il mio miglior mister aveva 70 anni, era una persona educatissima e mi faceva giocare titolare in porta al posto del figlio del presidente.
Infatti l'anno successivo il presidente ha imposto l'autogestione alla squadra.
Siamo andati via tutti :)

sm ha detto...

grosso modo d'accordo su tutto.
Complimenti mister.

Edoardo Valentini ha detto...

nei primi anni 70, causa terremoto che ci spaventò per un anno intero,
(ANcona era sfollata in gran parte a Numana) nel periodo estivo organizzammo una partita di calcio
pro-terremotati tra locali e turisti stranieri e visto che era presente Sormani
(come cassa di risonanza) ex giocatore di primaria importanza
pensammo di affidare a lui la
composizione delle squadre e l'arbitraggio.
Devo dire che abituato a mister di
campagna mi fece una notevole impressione sia come tecnico che
come uomo.
Oltre a raccomandarsi di non farci
male visto lo spirito della partita ci diede le indicazioni su
come affrontare la partita:
passaggi brevi al compagno più
vicino e smarcato e andare negli
spazi per ricevere il passaggio
di ritorno e strano a dirsi si
arrivava in porta che era una meraviglia al contrario degli
schemi soliti da campagna usati:
palla al regista perchè è sua
e ci fa quello che vuole e se
va bene è bravo se non sei un
somaro che non sa stoppare ecc.ecc.
Certo era un'amichevole e Sormani
(che a me sembra il padre di Pato)
voleva divertire con gioco veloce
il folto pubblico vacanziero ma
tant'è per una volta giocai a
divertirmi e di fronte al grande
pubblico .. ;-))
complimenti mister ju72 per la
passione e l'impegno che profondi
in questo sport

KarmaKoma ha detto...

ora abbiamo dodo sormanni chissà mai ...

ju72 ha detto...

condivido Tex, la prima volta che ho giocato con un Professionista (era solo Sclosa ma tant'è) si è visto subito lo spirito diverso...era un torneo, importante sì, ma solo un torneo della città...mi si avvicina(io facevo il portiere) e mi cheide: "allora sulle punizioni chi chiama l'uomo , ci pensi tu, partiamo con 4, preferisci costruire dalla difesa il gioco...." io 24enne lo guardo stralunato!

Per lui quella era semplicità, per me un altro mondo....

KarmaKoma ha detto...

ma un portiere è mezza squadra perchè è importante o perchè di solito è il più grosso?

ju72 ha detto...

:-))))

secondo me il portiere è importante molto iportante soprattutto come comunicatore della difesa e per dare sicurezza, non fondamentale.

gottama ha detto...

Il portiere con l'avvento della zona è diventato il vero libero e in assenza di un predicatore come il notro Don 33, deve comandare la difesa e dettare i tempi del fuorigioco quando si gioca alti.

Mark Speck ha detto...

bravo ju72...
per me il calcio su questi livelli deve essere divertimento e passione, quando devo scegliere tra l'allenamento e CL MANU-INTER sceglio l'allenamento...per fortuna eheheh..le partite della juve CL pero' le devo quardare...le domeniche spesso preferisco la squadra del paese alla juve.

il mio piu' "conosciuto" allenatore nelle giovanili era klaus bachlechner (ex inter/bologna/verona)...uno dei pochi (l'unico?) del sudtirolo che ha giocato in serie a...ex stopper,un coglione, ma tatticamente ci ha insegnato parechio devo dire...
le squadre sudtirolesi contro le squadre "italiane" delle stessa categoria perdono 3-0!!!... la dice tutta.manca la gente che ha giocato ad alti livelli, che capisce di calcio, taticamente le squadre qui sono scarse.. un motivo secondo me e' che "voi" siete molto piu' fanatici per questo sport, "l'italiano medio" vive il calcio molto di piu' e si interessa molto di piu' per i dettagli...
poi c'e' anche la "mafia del calcio"..un paio di ragazzi bravi ci sarebbero anche qua, ma con un nome tedesco e' quasi impossibile sfondare...l'unico che ricordo attualmente e' CIA' che gioca al atalanta credo...ma il nome suona abbastanza italiano hehehe.

KarmaKoma ha detto...

swoch di dov'è mark?

Mark Speck ha detto...

si, schwoch hai ragione..ho dimenticato.. :) e' di merano credo....dalla tua parte qualche ragazzino che attualmente gioca in serie a?

KarmaKoma ha detto...

ma ultimamente da noi sta lavorando molto bene il chievo, la squadra del mio rione è collgata con loro ed hanno un paio di ragazzi degli allievi ... vediamo ...

sm ha detto...

sono ancora d'accordo con Luca. Il ruolo del portiere è molto marginale.

Io facevo la voce grossa solo se c'erano difensori scarsi. In quel caso mi facevo sentire dalla difesa, cercavo di coordinare le posizioni di qualcuno e di avvertire in caso di pericoli. Ogni tanto, poi, cercavo di parare.

Quando invece c'era uno bravo in difesa paravo e basta, non c'era altro da aggiungere.

Mi ricordo però che io ed un mio amico insegnammo ad un altro nostro amico molto scarso a giocare. Lui ci metteva l'impegno, molto, io gli dicevo i movimenti da fare, talvolta lo mettevo a uomo sul più forte annullandolo, incredibile! :), l'altro che era difensore gli insegnava come intervenire in difesa. Nell'arco di qualche partita gli insegnammo a fare il terzino grosso modo: coi piedi faceva cagare ma difensivamente era diventato fortissimo!

Solo che qualche volta saltava qualche caviglia.... vabbè, le prime volte....

KarmaKoma ha detto...

bene. quindi ho fatto bene a mandare a cagare sull'argomento un paio di bimbo minkia, ma solo un paio ...

Masonmerton ha detto...

Luca quando fai così ti adoro!
Complimenti per l'analisi magnifica.
Se ti va postalo anche nel nostro forum. A me piacerebbe che tu lo facessi.
Questo è il lato migliore di te, almeno di quelli che io conosco.

Masonmerton ha detto...

Schwoch lo conosco meglio io di voi, mi sa. Ha giocato ed è stato anche capitano del Pavia.
Era l'idolo indiscusso, non tanto per la qualità, anche se era certamente il più forte della squadra insieme ad Allegri, ma soprattutto per le palle che metteva in campo (e in quello Allegri invece passeggiava e si faceva sempre i cazzi suoi...)

Mark Speck ha detto...

le palle sono l'unica cosa che noi montanari sappiamo mettere hehe ma per bene!!!